Diverse sono le versioni della leggenda di Colapesce, ma si
sa che le prime attestazioni della leggenda sono del XII secolo. Il giovane,
chiamato Nicolaus, Nicola o semplicemente Cola, pur con adattamenti alle varie
culture, ha avuto sempre come interlocutore un re, da Guglielmo II di Sicilia a
Ruggero II a Federico II. Nel XIII secolo, per la prima volta compare il
personaggio della madre che maledice Nicola. La versione più conosciuta, è
quella in cui si narra di un certo Cola di Messina,
soprannominato Colapesce per la sua abilità nel muoversi in acqua.
A Toti questa leggenda era stata raccontata dai suoi
genitori nella sua prima infanzia e ne è rimasto profondamente affascinato.
Colapesce l’ha accompagnato durante tutta la sua vita al punto che scelse le
navi da crociera come luogo di lavoro e, in seguito, non appena in pensione,
noncurante della sua età, si è dato allo sport natatorio. Oggi lui stesso è
soprannominato Toti Colapesce per la sua straordinaria performance nel nuoto.
Toti e
sua moglie Lise nella loro casa di Mirto accoglievano e ancora oggi Toti
invita, i suoi amici a trascorrere qualche weekend.
Tra questi, c'erano oltre al già citato architetto messinese Francesco Muscolino, il famoso scultore palermitano Franco Montemaggiore e la sua consorte, la poetessa Francesca Guajana.
Tra questi, c'erano oltre al già citato architetto messinese Francesco Muscolino, il famoso scultore palermitano Franco Montemaggiore e la sua consorte, la poetessa Francesca Guajana.
Ritorniamo al "Giardino di Colapesce".
Francesca Guajana così ricorda il suo breve soggiorno: "Ho guardato di notte, dalla grande vetrata del primo piano le saette più lunghe, mai viste, che illuminavano il salottino con il tavolino ricoperto di stoffa dai colori pastello come le tende, realizzate da Lise, la moglie di Toti"... "Ho aspettato l'alba, mentre il cielo si trasformava in una galleria d'arte. Ho visto costruire un nido dalle rondini sotto il tettuccio dove le rose gialle mi dicevano, buongiorno, ogni mattina".
Francesca Guajana così ricorda il suo breve soggiorno: "Ho guardato di notte, dalla grande vetrata del primo piano le saette più lunghe, mai viste, che illuminavano il salottino con il tavolino ricoperto di stoffa dai colori pastello come le tende, realizzate da Lise, la moglie di Toti"... "Ho aspettato l'alba, mentre il cielo si trasformava in una galleria d'arte. Ho visto costruire un nido dalle rondini sotto il tettuccio dove le rose gialle mi dicevano, buongiorno, ogni mattina".
Fu così che un giorno Toti, durante uno di questi weekend,
rivolgendosi a Franco e Francesca disse: "Eppure, vorrei che in questo
posto si ergesse una scultura". Inevitabilmente la scelta non poteva che
cadere sul personaggio di Colapesce. Da quel momento i due artisti, Francesca la poetessa e Franco lo scultore,
ciascuno secondo il proprio linguaggio hanno "lavorato” su quest'idea.
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Lo stesso Toti diede l'imput, "siamo in provincia di
Messina, nel paese di Mirto". Secondo il mito greco Afrodite, la dea
dell’amore, quando emerse dalla spuma del mare si nascose dietro un cespuglio
di mirto.
Per il suo legame stretto con la femminilità, questa pianta è simbolo di fecondità e di vita, ricca di affetti. Il mirto è pure il simbolo della gioia di vivere, rappresenta l’amore nelle sue varie manifestazioni. |
La casa di Toti divenne quindi per un anno e mezzo un
laboratorio "en plain air". Chi scolpiva, chi scriveva, chi
dipingeva, chi suonava.
E' stato un momento felice in cui il regista Toti Librizzi, forse istintivamente, intrecciava un canovaccio. Così è nata la scultura in onice da lui pensata, voluta, e realizzata dallo scultore Franco Montemaggiore mentre la moglie Francesca Guajana intesseva la sua storia su Colapesce. La scultura di Colapesce è quindi un monolito prezioso e unico legato alla leggenda. |
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La sala del museo era stata già allestita e, in quest’anno e
mezzo in cui fu "partorito” il Colapesce, è stata arricchita con
ulteriori cimeli. Il regista Toti pensò alla sua apertura al pubblico fissando
il giorno della sua inaugurazione
che avvenne il 2 settembre del 2000.