Primi approcci culturali
Le architetture dei monumenti quali il Teatro Massimo, La
Zisa, il Villino Florio, Villa Malfitano e di parecchi altri, non passavano
inosservate agli occhi di Toti che ancora scolaro doveva andare a lavorare per
arrotondare le entrate familiari. Lui stesso, tra la malinconia di un tempo che
fu e il misurato orgoglio del suo attuale status, racconta:
Un giorno mia madre mi ha chiesto di andare a comprare 20
lire di sarde salate in via Re Federico. Ricordo la figura di questo signore,
magro con un grembiule grigio e il volto marcato, con dei baffetti ingialliti
dal fumo delle sigarette.
In attesa del mio turno, osservavo l'abilità di quest'ometto che, con un piccolo coltello appuntito, staccava da un barilotto di legno le sarde salate, le adagiava su di una striscia di tavoletta inclinata e con tanta praticità, prima toglieva le squame e poi li apriva a metà, eliminando così la lisca.
Alle sue spalle, erano affissi a un chiodo tanti piccoli foglietti di giornale da cui lui, raggiunta la quantità richiesta dal cliente, ne staccava uno e avvolgeva le sarde.
In attesa del mio turno, osservavo l'abilità di quest'ometto che, con un piccolo coltello appuntito, staccava da un barilotto di legno le sarde salate, le adagiava su di una striscia di tavoletta inclinata e con tanta praticità, prima toglieva le squame e poi li apriva a metà, eliminando così la lisca.
Alle sue spalle, erano affissi a un chiodo tanti piccoli foglietti di giornale da cui lui, raggiunta la quantità richiesta dal cliente, ne staccava uno e avvolgeva le sarde.
Fu in uno di quei momenti che un pezzo di quella carta cadde
per terra. Io mi premurai di raccoglierla e restituirgliela ma il signore, con
tono deciso, mi disse: ieccalo, (buttalo).
Avevo già imparato a leggere alternando la scuola con il lavoro e ricordo che mi divertiva tanto tutto ciò che fosse scritto sui cartelloni stradali, sulle locandine del cinema e sulle insegne pubblicitarie in genere.
Non mancò l'occasione, anche in questo caso, di leggere quel pezzo di carta.
Anche se non ne capii il significato, rimasi incuriosito soprattutto da questo brano: "I filosofi greci usano miti e leggende come veicolo d’insegnamento per stimolare la fantasia, la creatività e l'immaginazione".
Il giorno successivo, tornando nella bottega di falegnameria dove lavoravo, chiesi al mio principale: "Chi sono i filosofi ?"
Lui, un po' turbato rispose seccamente: Chiddi ca a sannu longa! (Quelli che la sanno lunga).
Si rese, però, conto che io non avevo capito e proseguì portando un paragone: ma tu, quannu ti sciarrii ki to' cumpagni ki ci rici? (ma tu, quando ti bisticci con i tuoi compagni cosa gli dici?)
Io risposi com'è solito che si comportano i ragazzini di borgata: Curnutu ri to patri (Cornuto di tuo padre).
Il principale mi rispose: Duoco ti vuliva, picchì rischi la querela (qui ti volevo, perché rischi la querela), allura, (allora) tu gli dici che "io lo so, tu lo sai, tutti lo sanno ma non te lo dico perché tu mi fai querela.
Ciò equivaleva a dirgli cornuto senza usare la parolaccia e, secondo il principale, significava comportarsi da filosofo.
Io elaborai in seguito la morale di quella frase che accompagnandomi tutta la vita, ha sviluppato in me la creatività, la fantasia e l'immaginazione.
Avevo già imparato a leggere alternando la scuola con il lavoro e ricordo che mi divertiva tanto tutto ciò che fosse scritto sui cartelloni stradali, sulle locandine del cinema e sulle insegne pubblicitarie in genere.
Non mancò l'occasione, anche in questo caso, di leggere quel pezzo di carta.
Anche se non ne capii il significato, rimasi incuriosito soprattutto da questo brano: "I filosofi greci usano miti e leggende come veicolo d’insegnamento per stimolare la fantasia, la creatività e l'immaginazione".
Il giorno successivo, tornando nella bottega di falegnameria dove lavoravo, chiesi al mio principale: "Chi sono i filosofi ?"
Lui, un po' turbato rispose seccamente: Chiddi ca a sannu longa! (Quelli che la sanno lunga).
Si rese, però, conto che io non avevo capito e proseguì portando un paragone: ma tu, quannu ti sciarrii ki to' cumpagni ki ci rici? (ma tu, quando ti bisticci con i tuoi compagni cosa gli dici?)
Io risposi com'è solito che si comportano i ragazzini di borgata: Curnutu ri to patri (Cornuto di tuo padre).
Il principale mi rispose: Duoco ti vuliva, picchì rischi la querela (qui ti volevo, perché rischi la querela), allura, (allora) tu gli dici che "io lo so, tu lo sai, tutti lo sanno ma non te lo dico perché tu mi fai querela.
Ciò equivaleva a dirgli cornuto senza usare la parolaccia e, secondo il principale, significava comportarsi da filosofo.
Io elaborai in seguito la morale di quella frase che accompagnandomi tutta la vita, ha sviluppato in me la creatività, la fantasia e l'immaginazione.